L’emergenza salari

 

Di Carlo Pelanda

 

Tra le tante emergenze, quella prioritaria riguarda la ricapitalizzazione delle famiglie che vivono di salari/pensioni ormai inadeguati al costo della vita. Tale priorità è stata riconosciuta da tutti e si può ipotizzare che il governo potrà godere di un clima favorevole per attuare soluzioni concrete, in tempi brevi. Ma quando si arriverà ai dettagli emergeranno conflitti di interesse che potrebbero ridurre la portata delle misure necessarie a danno dei deboli che tutti, a parole, vorrebbero aiutare.

Il problema è nato quando i prezzi dei beni essenziali (alimentari, energia, mutui, ecc.) sono aumentati oltre la capacità di spesa fornita dai salari (e pensioni) di livello medio-basso. Per risolverlo un governo deve operare su ambedue i lati: la riduzione dei costi sistemici e l’aumento del capitale disponibile per le famiglie. L’azione sul primo lato richiede del tempo, è difficile perché i prezzi energetici, alimentari e dei mutui stanno aumentando per cause anomale che sfuggono alla governabilità ordinaria, e comunque non sarà sufficiente. Resterà un gap da colmare con ricapitalizzazione urgente delle famiglie in bisogno. Questa non può avvenire aumentando i salari, perché ciò alzerebbe l’inflazione ed i costi di impresa, oppure alzando le tasse perché così si deprimerebbe la crescita. Quindi l’unico modo per fornire capitale alle famiglie è quello di detassare le buste paga e riconvertire parte della spesa pubblica per incremntare le pensioni minime. Inoltre, per il contenimento dei costi sistemici, bisognerebbe sia ridurre le tasse sia inserire dei criteri di concorrenza nei settori di mercato dove la sua mancanza comporta costi maggiori per gli utenti. In sintesi, tutta l’operazione implica detassazione e riduzione di oligopoli. Il futuro governo, in base agli annunci in campagna elettorale e precisazioni successive, tenterà di detassare gli straordinari, ridurre l’Ici ed alzare le pensioni minime. Non ha detto ancora nulla al riguardo della concorrenza disinflazionistica. Ma per quello che ha detto è evidente che avrà un grosso problema a calibrare la riduzione del gettito fiscale dovuta alla detassazione con il requisito di pareggio di bilancio difficile da rispettare a causa della tendenza recessiva che deprime le entrate. Quindi dovrà tagliare tanta spesa quante tasse toglie alle buste paga e quanta Ici riduce. Probabilmente dovrà attutire la riduzione dell’Ici per rendere efficace il sollievo in busta paga. Ma anche così avrà un problema che già è emerso. I sindacati sembrano ostili alla detassazione sullo straordinario ed altri alleggerimenti fiscali della busta paga perché temono la fine dei contratti nazionali standardizzati, a favore delle contrattazioni aziendali, e quindi del loro potere negoziale. Per tutelare i deboli – ed i consumi interni - affinchè abbiano un migliaio di euro in più all’anno da spendere i sindacati dovrebbero capire che in questa materia devono dare priorità alla concretezza ed il governo rassicurarli. Per essere chiari: non sono questi tempi di scontro, pagherebbero i deboli. Ma il punto è che per la detassazione in busta paga e delle pensioni da alzare l’unico modo per reperire le risorse è quello di tagliare e riallocare spesa pubblica esistente. Ce ne è molta inutile, ma questa finanzia privilegi. E c’è il rischio che un anziano non prenda i soldi per mangiare perché un assessore o funzionario o sottosegretario voglia la macchina blu di lusso invece dell’utilitaria. In conclusione, per aiutare i deboli dobbiamo vigilare sulla stampa affinché interessi di potere o privilegio non prevalgano sui loro.    

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